Lo scritto affronta il tema del diritto di critica del lavoratore. L’analisi muove dall’individuazione degli obblighi gravanti sul lavoratore rilevanti in materia di esercizio del diritto di critica per poi passare alle modalità e alle forme di esercizio di tale diritto. Prendendo spunto da una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma, nello scritto si dà conto dell’orientamento giurisprudenziale formatosi in materia, dell’inquadramento giuridico di riferimento e delle implicazioni processuali conseguenti. Nel saggio si analizza, infine, il caso della denuncia all’Autorità giudiziaria nell’ottica di individuare ragioni di differenziazione o di affinità con l’ipotesi della critica.
Employee's right of criticism The essay deals with employee’s right of criticism. The analysis starts from the identification of relevant employee’s duties towards this matter and then focus on modalities and forms to practise the criticism. Inspired by a recent sentence given by the Rome Court of Appeals, the essay describes the case law which deals with employee’s right of criticism, analyzing its principles, rules and processual implications. The case of denunciation is also considered with the aim of identifying differences and similarities with the criticism.
1. La denuncia/critica del lavoratore: il complesso inquadramento teorico della questione
Tra i rapporti a prestazioni corrispettive, quello di lavoro è caratterizzato da una forte implicazione della persona del lavoratore. Tale coinvolgimento è “dato qualificativo” [1]della specialità del rapporto. Insieme alla considerazione della naturale disparità sostanziale tra le parti [2], esso dà ragione della divergenza [3] della disciplina rispetto al diritto civile delle obbligazioni.
Il tema del diritto di critica/denuncia del lavoratore [4] è terreno di elezione per cogliere a pieno tale dimensione. Esso impone di individuare le obbligazioni gravanti sul lavoratore e di bilanciarle con i diritti riconosciuti a quest’ultimo in quanto uomo. Si tratta di analisi che – proprio perché muove dalla riflessione sulla complessiva posizione debitoria – è destinata a riflettersi sulla stessa struttura del rapporto, oltre che sul concetto di subordinazione [5]. Peraltro, vengono in rilievo molti elementi – l’interesse sotteso alla critica del lavoratore, le modalità di espressione del giudizio – dei quali si impone una considerazione complessiva e, per certi versi, soggettiva.
Una recente sentenza di merito [6] offre molteplici spunti di riflessione sul tema: essa ha l’indiscusso merito di pervenire a una soluzione della vicenda giuridica razionale e convincente, seppure, da un punto di vista teorico, nell’impianto decisionale possano cogliersi alcuni profili critici.
2. La specificità dell’esercizio del diritto di critica nell’ambito del rapporto di lavoro: rilevanza degli obblighi gravanti sul lavoratore
Già un primo approccio alla decisione consente di cogliere una particolarità nella motivazione: in essa si invocano dapprima determinati limiti all’esercizio del diritto di critica per poi ritenere applicabile un assetto di disciplina parzialmente diverso, con rilevanti conseguenze soprattutto in termini processualistici, di riparto dell’onere della prova [7]. Così, nella sostanza, si sviluppano due motivazioni parallele. Ciò – che è forse indice di una qualche aporia interpretativa – suggerisce di muovere proprio dall’inquadramento della vicenda.
La libertà di manifestazione del pensiero – e quindi anche il diritto di critica/denuncia che ne è espressione – è garantita dalla Costituzione [8]. L’art. 1 St. Lav. dà concreta attuazione a tale principio. Un ragionamento sui limiti di esercizio del diritto nell’ambito del rapporto di lavoro impone di individuare gli obblighi del lavoratore rilevanti sul punto. Occorre individuare i tratti di specificità che caratterizzano l’esercizio del diritto di critica nel rapporto [continua..]