Questo articolo intende analizzare i principali aspetti della riforma del lavoro introdotta in Portogallo ai sensi del programma di assistenza finanziaria (specificamente, il Protocollo d’intesa su condizioni specifiche di politica economica firmato dal Governo portoghese, Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e il suo potenziale impatto in termini di giustizia intergenerazionale. I punti cardine della riforma del diritto del lavoro presa in esame in questo studio includono salari, orari di lavoro, risoluzione del contratto di lavoro e contrattazione collettiva. Come avremo modo di spiegare, se da un lato queste riforme conducono a un grave peggioramento delle condizioni lavorative standard, dall’altro mettono in discussione capisaldi classici del diritto del lavoro, quali il principio di favor laboratoris, e minano la giustizia intergenerazionale. Alcune delle misure introdotte violano le convenzioni internazionali ratificate dal Portogallo, tra cui la Convenzione dell’OIL e la Carta sociale europea (riveduta). Ciò nonostante né il legislatore portoghese né i tribunali portoghesi hanno preso in considerazioni questi strumenti internazionali. Ci sono stati, in ogni caso, tentativi di invocare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea di fronte alla Corte di giustizia, la quale si è rifiutata di intervenire, trascurando di fatto il contesto europeo in cui vengono prese queste decisioni. In tale situazione il ruolo principale è spettato alla Corte costituzionale portoghese che ha dichiarato incostituzionali alcune delle misure governative data la violazione dei principi di uguaglianza, proporzionalità, tutela della fiducia, contrattazione collettiva o autonomia degli enti locali. Recenti studi hanno mostrato l’enorme impatto sociale del programma di adeguamento in termini di uguaglianza e povertà in Portogallo, a sostegno delle decisioni controverse dell’attuale governo di sinistra che ha deciso di invertire alcune delle riforme, con effetti economici apparentemente (e opinabilmente) positivi.
This article analyses the main aspects of the Portuguese labour law reform compelled by the financial assistance programme (namely, the Memorandum of Understanding on Specific Economic Policy Conditionality signed by the Portuguese State, the European Commission, the European Central Bank and the International Monetary Fund) and its potential impact in terms of intergenerational justice. The key points of the labour law reform considered in this study concern wages, working time, termination of the employment contract and collective bargaining. As it will be explained, if on the one hand these reforms have led to a severe worsening of working conditions standards, on the other hand, they can also compromise classic principles of labour law such as the favor laboratoris principle and undermine intergenerational justice. Some of the measures breach international conventions ratified by Portugal, such as ILO Conventions and the Revised European Social Charter. Still, neither the Portuguese legislator, nor the Portuguese Courts have considered these international instruments. Nevertheless, there were some attempts to invoke the Charter of Fundamental Rights of the European Union, referring various questions to the Court of Justice that who refused to intervene, overlooking the European context in which these decisions were taken. In this situation, the main role was played by the Portuguese Constitutional Court, which declared unconstitutional some of the government measures for infringement of the principles of equality, proportionality, protection of trust, collective bargaining and local administration autonomy. Recent studies show a huge social impact of the adjustment programme in terms of equality and poverty in Portugal and supported the controversial decisions of the current left wing government to reverse some of the reforms, with some apparently (debatable) positive economic effects.
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