In questo saggio l’A. analizza la legislazione in materia di età pensionabile, ritenendo varie disposizioni vigenti in materia particolarmente svantaggiose per il genere femminile e direttamente o indirettamente discriminatorie. Gli effetti negativi sull’età e sull’importo delle pensioni sono dovuti a diversi elementi del sistema riguardanti la stessa età di pensionamento e il suo impatto negativo sulle procedure di riduzione di personale e sull’accesso agli ammortizzatori sociali. Anche le misure che sono state adottate per la parificazione all’età di pensionamento maschile e il nuovo requisito di un importo minimo della pensione per accedere alla prestazione producono effetti fortemente e ingiustificatamente svantaggiosi per le donne. Infine l’A. analizza la più recente riforma del 2016, rilevando il suo scarso impatto sulle pensioni femminili.
Poor Old Ladies. A Gender Analysis of the Retirement Age In this essay the A. analyses the Italian legal rules on women’s age of retirement. The A. argues that those rules put women at a particular disadvantage and are directly or indirectly discriminatory. The negative effects both on the age and on the amount of pensions are due to several conditions, concerning the different age of retirement, its effects on collective redundancies and on the access to unemployment benefits. Even the special laws for the harmonisation of men’s and women’s retirement age and the new pension system, requiring a minimum economic threshold for retirement put women at a particular, unjustified disadvantage. In the end the A. focuses on the new pension reform of 2016, arguing that it would have little effect on women’s retirement conditions.
1. In mezzo al guado
Affrontare il tema dell’età pensionabile in una prospettiva di genere è oggi un compito abbastanza arduo, soprattutto in considerazione della particolare situazione di transizione in atto. A quattro anni di distanza dalla riforma Fornero (art. 24, d.l. n. 201/2011 conv. in legge n. 214/2011), che per ultima è intervenuta sul tema della parificazione dell’età di accesso alla pensione di uomini e donne, ci troviamo infatti nel pieno del regime transitorio che dovrebbe portare, nell’arco di sei anni, l’età pensionabile femminile dai 60 anni previsti fino al 2012 ai 66 e 7 mesi nel 2018. Sono inoltre all’orizzonte nuove riforme che potrebbero incidere considerevolmente sui requisiti pensionistici, delle quali occorre tenere conto, quanto meno nel tentativo di fornire un quadro che prenda in considerazione anche le tendenze evolutive in atto.
Peraltro, un’analisi di genere dell’età pensionabile non può prescindere dal contesto generale della situazione pensionistica, femminile e maschile, e soprattutto, da una adeguata considerazione degli interventi che incidono sugli altri elementi che concorrono al completamento dei requisiti di accesso al pensionamento, tra cui rilevano in particolare gli anni di contribuzione e assicurazione richiesti e il metodo di calcolo – retributivo o contributivo – delle pensioni. Ciò perché l’effettiva possibilità di pensionamento dipende dall’intreccio di diversi fattori, che sono variabili in linea generale a seconda del percorso lavorativo del singolo e che dipendono anche dalla situazione personale e famigliare del soggetto. Anche perché, in un contesto di progressiva a generalizzata riduzione dell’entità delle prestazioni, la scelta tra prosecuzione dell’attività lavorativa e ritiro rischia di essere sempre più una scelta obbligata da necessità economiche. Peraltro, come si vedrà, anche la sussistenza o meno del diritto alla prosecuzione dell’attività lavorativa una volta raggiunti i requisiti minimi di pensionamento potrebbe svolgere un ruolo di non poco conto. La questione dell’età pensionabile risulta insomma sempre più strettamente legata alla storia retributiva e contributiva dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per tentare di fornire un quadro complessivo della situazione e delle dinamiche in atto pare opportuno partire da una lettura di genere dei dati relativi alla situazione dei pensionati. Dai dati riportati dall’Inps [1], le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati, con un trattamento in media di 14.283 euro, contro i 20.135 euro degli uomini. Il 49,2% delle donne percepisce trattamenti pensionistici complessivamente inferiori a 1.000 euro al mese; mentre la percentuale di uomini che percepisce prestazioni inferiori alla suddetta soglia è [continua..]